Nembo Kid e la pietra filosofale

No, non si tratta del fratello cestista di Harry Potter, anche se in quanto a magie non era da meno, ma sicuramente giocatori come lui devono aver trovato l’elisir di lunga vita per continuare a mantenersi a questi livelli…stiamo parlando di Antonello Riva, detto anche Nembo Kid o il Bomber.
Altezza cm 196 per 99 Kg. Ruolo: Guardia Tiratrice / Ala Piccola.
Fisico nella media per un’ala piccola, con una grande forza fisica. E’ solido, resistente e duro. Un grande realizzatore, con un completo repertorio offensivo. Micidiale da tre punti, che usualmente prende dopo il palleggio. Può anche fintare il tiro e penetrare a canestro. Buon contropiedista, ha il fisico per portare in post le guardie più piccole. Non è un cattivo difensore, anche se non è la sua specialità. Ha forza e determinazione, non molla mai. Ha avuto la capacità di migliorarsi negli anni, pur essendo già un giocatore affermato ai massimi livelli. Una mano sempre calda, un talento naturale, l’ultimo dei grandi Bomber in tempi in cui un giocatore da trenta punti a partita veniva considerato un dono del Signore prima che cominciasse ad imperare il difensivismo ad oltranza.
Nato il 28 febbraio 1962 a Rovagnate, un piccolo paese a 30 chilometri da Cantù, comincia a giocare a basket a 10 anni. A 14 viene notato dagli osservatori dell’allora Gabetti di Aldo Allievi e si trasferisce a Cantù nel college della società.
Quando il parroco di Rovagnate cedette il quattordicenne Antonello Riva alla Pallacanestro Cantù in cambio di un pulmino Volkswagen e qualche pallone, probabilmente si convinse di aver fatto l’affare del secolo per il suo oratorio. Il minibus era usato (difficile ottenerlo nuovo da Allievi, presidente dal credo essenziale: preghiere, basket, risparmio), ma avrebbe trasportato fedeli e sportivi.
Una funzionalità democraticamente corretta.
E poi chi garantiva che quel giovane dalla faccia scolpita sarebbe diventato un asso?
Un ragionamento che in fondo, dal punto di vista del parroco, resiste al tempo e al fatto che Riva, a 38 anni, sia diventato il nuovo primatista di punti nel campionato italiano. Così i giornali di quegli anni:

10 aprile 2000 – Antonello Riva, bandiera del basket canturino ed ex gloria azzurra, ha centrato il record inseguito per una carriera: con 13965 punti, è diventato il primo realizzatore di ogni epoca della serie A. A Reggio ha segnato 19 punti e per 8 ha superato il limite di Oscar Schmidt: il brasiliano che giocò a Caserta e Pavia si fermò a quota 13957. Per Riva ci sono stati due minuti di applausi.”
E ancora:
13 novembre 2000 – Il miglior realizzatore di tutti i tempi della serie A di basket, con i 19 punti segnati a Varese, ha sfondato il muro dei 14mila punti (8.103 segnati con la maglia di Cantù).
Oltre ad aver superato quota 14.000, Riva con la partita di Varese ha anche raggiunto al secondo posto delle presenze nel campionato di serie A Renzo Vecchiato: 728. Davanti adesso c’è solo Dino Meneghin con 834 presenze.
Vent’anni di basket ad alto livello, infilando canestri su tutti i parquet d’Europa.
Se non fosse per il malinconico ultimo posto a zero punti di Cantù, sarebbero giorni da ricordare questi per Antonello Riva. Il suo sogno: riportare a un livello adeguato il club che lo lanciò. Sarebbe un modo per ringraziare e chiudere un cerchio abbozzato quando nel college modello di Cantù si viveva in tredici, alla faccia della scaramanzia, e lui, di quel gruppo, appariva già il più forte. Palleggio, arresto e tiro, penetrazioni alla dinamite: si era presentato così, gran giocatore e bravo ragazzo, prototipo del «made in Cantù».
La piccola città brianzola esportava mobili e canestri e importava coppe.
Riva è uno dei primi giocatori ad abbinare in Italia potenza e tecnica.
L’ esordio in serie A a 16 anni, nella stagione 1978-79, la consacrazione ad alto livello a 19, nel campionato 1981-82, quando Valerio Bianchini, coach di Cantù, decide di puntare a occhi chiusi su di lui. Con la maglia canturina vince uno scudetto (1981), due coppe dei Campioni consecutive (1982 e 1983), due coppe delle Coppe (1979 e 1981). Antonello sarebbe stato un fuoriclasse ancora più devastante se, nel febbraio ’85, non si fosse rotto un ginocchio. Sarebbe bello immaginare dove sarebbe arrivato il Riva integro: anche l’avventura a Milano, cominciata sotto il peso dei sette miliardi di lire di un trasferimento di stampo calcistico, gli avrebbe dato più soddisfazioni. In ogni caso la sua carriera continua alla grande. Passa alla Philips Milano nel 1989, con la quale vince una coppa Korac (1993). Poi il trasferimento a Pesaro, quindi a Gorizia in A-2, ed infine, nel 1998, il ritorno a Cantù dove rimane fino al 2002.
In Nazionale esordisce il 3 marzo 1981, nell’amichevole Italia-All Stars.
Vince l’oro agli Europei di Nantes (1983) con quell’ Italia nella quale avrebbe fatto incetta di record, compreso quello delle marcature in una partita: 46 punti alla Svizzera, leadership tolta a un canturino di un’altra epoca, Lino Cappelletti, cresceva a fianco di Marzorati, una rara congiunzione astrale tra potenza e fantasia.
Medaglia d’argento agli Europei di Roma (1991) collezionando complessivamente 215 presenze in Nazionale e segnando 3785 punti (media partita 17,6).Riva_40


Stagione 2003-2004:
fra i compagni di squadra in B1 a Rieti (dove segna 16 punti di media) c’è anche suo figlio Ivan, vent’anni. Riva appartiene a quella generazioni di fenomeni che invece di lucidare le medaglie vinte sui campi di battaglia si diverte ancora ad andare all’assalto con la baionetta. Gente speciale, che dentro ha sempre il sacro fuoco acceso e tiene a bada l’artrosi con l’esercizio quotidiano, una passione infinita, una volontà in lega di titanio.
Da un’intervista del Bomber: «A quarant’anni suonati uno continua perché ha il fisico, ma ce l’ha ancora se lo ha mantenuto con una vita da atleta, allenamenti scrupolosi, tanta voglia interiore. Quando sei giovane puoi anche mangiare male, dormire poco e concederti stravizi, ma stai tranquillo che poi l’organismo ti presenterà il conto. La longevità sportiva dipende da cosa hai seminato prima. Poi sono fondamentali le motivazioni, la scintilla che hai dentro. Senza quella molla non riusciresti mai a sopportare il lavoro, i dolori, la fatica, due allenamenti al giorno. Io mi sono fissato un obiettivo, portare Rieti in LegaDue. Poi deciderò cosa fare da grande».
Ancora una volta l’obiettivo è stato raggiunto, a dimostrazione che l’impegno e la passione vanno al di là dei dati anagrafici.
Giocatore gentiluomo, sempre corretto in campo, un autentico esempio, Nembo Kid attualmente è ancora a Rieti in qualità di General Manager. Sono passati 3 anni da quell’intervista e Riva realizza un altro sogno: Rieti è la prima neopromossa in Serie A. E il record del Bomber rimane ancora imbattuto, 14399 punti realizzati in Serie A.
Nel 2004 a Torino ho avuto l’onore di assistere al suo “addio” al basket, fra virgolette perché gli uomini come Riva non abbandonano mai del tutto le loro passioni. Curioso il destino, ha chiuso in Italia-All Stars, esattamente come ha esordito in Nazionale! E’ stato emozionante vedere la sfida dei tiri da tre tra il mitico Bomber e Jack Galanda. La mano era ancora caldissima e la classe è quella dei campioni di altri tempi. Per lui solo applausi e standing ovation, le bandiere non hanno tifosi di parte.
Il basket è cambiato, ma di campioni come lui, cresciuto insieme a Bosa ed al povero Innocentin all’ombra di Marzorati, in Italia non ne sono più nati, nemmeno a Cantù dove nel suo ultimo anno di permanenza, stagione 2001-2002, è rimasto l’unico italiano in una squadra che aveva sette americani e due naturalizzati, Damiao e Dan Gay.

Disegni di Daniela Di Stolfo e Graziella Merante

Fonti: www.antonelloriva.com

RENZO MARMUGI Collaboratori – Fonte: Isola Basket

Pubblicato su Slambasket.net – 10 giugno 2007

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