Stephen Curry, il sognatore

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“Assicurati di vivere il momento, lavora sodo ogni singolo giorno, e spero di ispirare le persone in tutto il mondo ad essere semplicemente se stesse, ad essere umili e ad essere grate per tutte le benedizioni nella propria vita. Sono davvero onorato di essere il vostro MVP quest’anno.” – 2015

Ieri sera ho visto un bellissimo film, Tomorrowland – il mondo di domani.
Frank, un bambino di 11 anni con spiccate capacità di inventore e una gran faccia tosta si presenta all’ Esposizione Universale di New York del 1964 con la sua invenzione, un prototipo di jet pack, un dispositivo solitamente indossato sulla schiena che grazie ad una propulsione a reazione permette ad una persona di volare. Sfortunatamente, nonostante i numerosi tentativi, il suo jet pack non fa volare, c’è ancora qualcosa da sistemare. Ma quando gli chiedono: “Se funzionasse, come potrebbe questa invenzione rendere il mondo migliore?” Lui risponde, con la sua faccia tosta: “Se funzionasse e io alzando gli occhi al cielo vedessi un uomo volare, capirei che tutto è possibile, mi aiuterebbe ad essere migliore, sarebbe un’ispirazione”. Era un sognatore.
Questa mattina leggo la notizia della vittoria di gara 4 dei Golden State Warriors ai playoff. Stephen Curry 40 punti in 37 minuti, 9 rimbalzi e 8 assist. 12 punti consecutivi nell’over time, 17 in tutto. Dopo 2 settimane di stop per problemi ad un ginocchio il suo doveva essere un rientro soft, nessuno si aspettava il partitone. E subito penso al film di ieri sera…
Leggo e sento da molte parti “Curry non è normale, è un alieno, un mostro”. Io ho un’altra definizione in mente per lui. Stephen Curry è semplicemente un sognatore con una gran faccia tosta, proprio come Frank. Lui vede prima i tiri che mette, gli assist, le azioni. Lui mentre gioca sogna, punta in alto, alla bellezza e i sogni si realizzano. Non ha mollato quando tutti gli dicevano: non arriverà mai alla carriera professionistica, con quel fisico lì, con quelle caviglie lì. Bravino sì, però niente di speciale, non vola. Ma lui ha continuato a crederci, a lavorare sodo e a dirsi “Perché no? E se invece ci riuscissi? Perché non guardare in alto e ispirarsi ai migliori?”. Non copia gli altri perché non ne ha il fisico. Lui inventa la sua pallacanestro e la porta sul campo, come un sognatore.
Stagione dopo stagione, tiro dopo tiro, fino a migliorarsi quando non sembrava possibile potesse farlo ancora dopo il primo anno da MVP. Invece di nuovo, anche quest’anno MVP. E non credo che abbia smesso di migliorarsi, nonostante le critiche che spesso gli piovono addosso perchè la pallacanestro che gioca è “sbagliata”, fa cose che non si dovrebbero fare, prende tiri che non si dovrebbero prendere. E’ normale, tutti i grandi innovatori sono stati additati come inaffidabili. Ma a quelli come Curry nulla è precluso, i limiti sono solo per chi se li pone. Per i sognatori come lui, servono per essere superati.
Tornando al film di ieri sera, il filo conduttore era sicuramente la speranza. Se si trasmettono in continuazione immagini, idee, pensieri distruttivi e di fallimenti non verrà mai fuori niente di buono. Allora io dico, fateci vedere un po’ più spesso la bellezza di personaggi come Curry, così anche noi sognatori piccoletti e gracilini possiamo credere che ci sia speranza 😀

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